Il giallo della baronessa Rothschild.

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view post Posted on 24/3/2022, 21:29
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Che fine hanno fatto?

Il giallo della baronessa Rothschild. «Vidi l’auto dall’elicottero... Aveva un incontro segreto»
Gennaio 1982: gli scheletri della nobildonna e della sua dama di compagnia trovati sui monti Sibillini, dopo 14 mesi di ricerche, scarnificati dai cinghiali. L’investigatore: «Tra le piste un appuntamento segreto. L’orologio in avanti? Un vero mistero»
di Fabrizio Peronaci

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eannette May (già baronessa de Rothschild), scomparsa nel l1980

«Io c’ero, quel 18 dicembre 1980...»
Intende dire sull’elicottero, comandante?
«Esattamente. Alla guida dell’Agusta 206 Jet Ranger dal quale, da una ventina di giorni, perlustravamo la zona, a cerchi concentrici. Ero capo Sezione operazioni del Nucleo elicotteri carabinieri di Ancona, e mi trovai catapultato nel giallo del secolo...»


Stavate sorvolando i monti Sibillini, in cerca della baronessa e della sua dama di compagnia...
«Una tensione incredibile. Da Roma ci pressavano, il marito Stephen May che aspettava nei pressi della piazzola di atterraggio, spesso insieme al console inglese, chiedeva con insistenza: “Nothing?”“It’s impossible!” Era arrabbiato perché non riuscivamo a trovarle. Fino a che, quella mattina, approfittando di uno squarcio tra le nubi...»
Individuaste l’auto.
«Appunto. La neve in quel punto era alta un paio di metri, si vedeva solo il tettino della Peugeot 106 scura. Gridai al co-pilota: “Attento, guarda quel rettangolino nero!” Poco distante c’era casa Galloppa, la baita dove avevano cercato riparo, stranamente bruciata, dove c’erano loro tracce. Fu un indizio importante: se erano arrivate fin lassù nonostante la bufera, doveva esserci un motivo...»


Sir Evelyn de Rothschild in tempi recenti con Lynn Forester, terza moglie
Caso Rothschild 4 decenni dopo: quanti misteri. Tra i molti gialli dell’ultimo scorcio del secolo scorso, siano essi cold case romani o non, la morte di Jeannette May già baronessa de Rothschild, regina dei salotti all’ombra del Cupolone, è tra i più cupi e indecifrabili. Quale peccato poteva aver commesso la bella nobildonna, divorziata dal rampollo della dinastia più ricca del pianeta, che aveva scelto Roma e l’Italia come patria adottiva ? Cosa la indusse a spingersi, assieme alla fidata assistente Gabriella Guerin, in una strada di montagna sopra Sarnano (Macerata), dove alloggiava nell’hotel «Ai Pini»?


Salvatore Forte, oggi security manager, all’epoca dei sorvoli sul caso Rothschild
Di sicuro c’è solo che, trascorsi 13 mesi dal recupero dell’auto, i resti delle due sventurate, entrambe quarantenni, furono trovati in condizioni pietose: il 27 gennaio 1982 un cacciatore avvistò le borse e gli scheletri, morsicati dai cinghiali, in un bosco attorno al lago di Fiastra. Fu un’imprudenza o l’atroce finale celava giri loschi? Ricettazione di quadri e gioielli rubati ad esempio alla casa d’aste Christie’s, a piazza Navona, guarda caso il 30 novembre 1980, giorno seguente la scomparsa? O forse traffici di armi e droga? Domande che il magistrato Alessandro Iacoboni, neanche trentenne quando assunse la guida delle indagini, si è posto per tutta la carriera e ha dovuto lasciare sospese. Iacoboni è morto un anno fa e chi l’ha conosciuto bene, avendo lavorato al suo fianco nella fase finale dell’inchiesta, è proprio quell’elicotterista che individuò la Peugeot, Salvatore Forte, congedato dall’Arma nel 2000, oggi security manager e titolare del Forte Secur Group, eccellenza italiana da 180 dipendenti.

Dottor Forte, proviamo a svelare l’arcano. Si è andati vicini o no a risolvere il giallo?
«La ricostruzione di Iacoboni fu perfetta: antefatto della tragedia e scenari possibili vennero chiariti bene, nel 1989, in sede di archiviazione, con una sentenza-pilota...»
Cosa intende dire?
«Si trattò della prima “sentenza aperta” fatta in Italia dopo la riforma del codice di procedura penale. Iacoboni prese in esame tutte le ipotesi, tra cui l’omicidio, senza privilegiarne nessuna».

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Gabriella Guerin, morta con la nobildonna
Sintetizzare le varie piste non è semplice. Jeannette era donna di mondo, aveva messo a frutto il matrimonio con sir Evelyn de Rothschild. Viveva nello sfarzo. Si occupava di arte, antiquariato, beneficienza. Frequentava cenacoli esclusivi. Andava alle aste più ricche. Era inserita in ambienti ecclesiastici, tanto che il suo nome è spuntato pure negli intrighi legati al caso Orlandi, in seguito alla voce di una presunta liason con monsignor Marcinkus, tesa a screditare l’allora potentissimo presidente dello Ior. Fu attentamente vagliata, inoltre, l’ipotesi che avesse accresciuto la sua fortuna piazzando preziosi di casa Rothschild. Indagine seguita dall’allora tenente del Reparto operativo di Roma Carlo Felice Corsetti, che incrociò anche il giallo collegato sulla fine dell’antiquario Sergio Vaccari, assassinato a Londra in quel periodo, nella cui abitazione fu trovata la foto di un orologio del ‘700 rubato da Christie’s. E poi la storia di un commerciante di diamanti, il brasiliano Josè Rodriguez May, coinvolto e scagionato. E ancora, i telegrammi. Uno, ricevuto da Jeannette poco prima di sparire, la invitava a presentarsi in un appartamento di via Tito Livio, a Roma. Un altro inviato alla sede di Christie’s diceva che la refurtiva si poteva recuperare allo stesso indirizzo, dove per un periodo abitò anche Pippo Calò, il cassiere della mafia. Coincidenze? Forse. Di certo i legami tra l’antiquario e il banchiere Calvi, «suicidato» nel giugno 1982, portarono sui monti Sibillini gli uomini di Scotland Yard.

Le ossa di Jeannette trovate dopo 14 mesi

Pochi anni dopo l’avvistamento della Peugeot, lei, da comandante della compagnia di Camerino, indagò sul caso. Come procedeste?
«Intanto scartammo il sequestro a fini di estorsione, visto che nessuno chiese un riscatto, e la semplice disgrazia. Le donne furono viste l’ultima volta nella piazza di Sarnano alle 19, ora impensabile per dirigersi in auto verso la montagna per una gita. La Rothschild non era una sprovveduta: affrontare una zona impervia, con il buio e il gelo, poteva avere una sola spiegazione...»
Un appuntamento segreto?
«Quasi certamente, era l’unica spiegazione logica. Doveva incontrare qualcuno... Forse la signora non era nelle Marche solo per acquistare una casa di campagna. Per quanto riguarda l’epilogo, gli scenari furono due. Nel luogo concordato non arrivò a causa della bufera, non potendo proseguire, per la neve o un guasto. Oppure all’appuntamento giunse davvero, e accadde qualcosa di brutto. Ma le ipotesi, se non supportate da prove, restano tali».

Solo incertezze insomma?
«Tutto ruota attorno a quattro luoghi: Sarnano, il punto di rinvenimento dell’auto, la baita usata come rifugio, dove c’erano tracce del passaggio, e il bosco che restituì i resti, sul versante opposto del monte».
L’0rologio da polso di Jeannette fu trovato fermo sul 12 dicembre 1980. La baronessa sopravvisse 13 giorni alla bufera o qualcuno lo caricò, per depistare?
«Ah, questo dato temporale fu davvero anomalo, ne parlammo a lungo... Si trattava di un’Omega da donna automatico, con un cerchio celeste sul quadrante, che fu repertato e analizzato in laboratorio. Una delle ipotesi fu che le signore trovarono rifugio per giorni nella baita vicina al punto in cui individuammo l’auto. Dovevano essere disperate, tanto da forzare la porta d’ingresso. Poi si spostarono dall’altro lato della montagna, o furono portate da qualcuno, dove spuntarono i resti. Un vero giallo nel giallo».
Tra le ossa mancavano quelle del collo e parti di cranio. Fu quindi impossibile accertare tracce di strangolamento o di sparo.
«Vero. L’indagine, in mancanza di elementi certi, puntò al movente. E per questo presto passò a Roma. Il caso si presentava molto complesso e richiedeva forze investigative notevoli, anche perché nel frattempo erano emerse connessioni con altri gravi reati avvenuti nella capitale, per cui furono chieste rogatorie internazionali, da Londra al Brasile».
Dubbi. Intrighi. Depistaggi. O forse solo il destino. Fatto è che, come altri italici misteri di quel decennio, la fine della bella Jeannette, a distanza di 40 anni, resta un enigma...

https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/2...03dd8fb7e.shtml
 
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